Oggi comicia lentamente, dopo una colazione cinese, ricca ma alquanto sconosciuta...
Con un taxi scatenato arriviamo al Monastero di Xigaze, sede non usata attualmente dal Panchen Lama (11 e a Pechino e no qui)..
Siamo i soli turisti, e l'area piena di edifici e piena di tibetani nomadi o cittadini, in costumi tradizionali e non, che seguono in senso orario il percorso tra i vari edifici, prayer wheels, stupa, con barattoli di cera. Sono sorridenti, si lasciano fotografare e ci fotografano. Tutti hanno il telefonino, anche signore anziane quasi più di la che qua.
Per i monaci Apple è un grande sponsor, perché ha impostato il tibetano come lingua...
Visitiamo gli edifici, con il piu grande Budda interno, la tomba del decimo Panchen lama, la tomba del quarto Panchen lama e quella del nono e di quelli precedenti. Tutti sono di legno massiccio, con un'iconografia indiana, molto colorata. Durante la rivoluzione culturale hanno salvato molte delle scritture e statue più piccole, ma ci sono stati danni notevoli, ora invece lo stanno rimettendo tutto a posto e ci sono gruppi di cinesi che arrivano come turisti.
La parte religiosa è difficile da capire, secondo la guida tutti i pellegrini vengono e seguono il cammino e fanno offerte di burro, cera, orzo caramelle e soldini senza in realtà capire nulla ( nonostante le sue spiegazioni io stessa di fronte alla vastità dei budda, lama, protettori non sono più ferrata).
I monaci collezionano le offerte, i vecchi seduti in angoli fanno una specie di benedizione, distribuendo palline di orzo e formaggio secco con acqua benedetta. L'odore di burro e cera, nonche quello dei pellegrini rimane nel naso. Facciamo una visita accurata e molto soddisfacente, uscendo mangiamo in una tea house tipica, tra pellegrini, monaci e famigliole i nostri momo e dumpling. Ci separiamo dalla guida e ci diamo allo shopping frenetico di Domenico, oggetti di varia natura e uso, con contrattazioni spietate. Ahime il contenuto degli acquisti lo sapranno solo forse i figli e gli amici zurighesi, prima che vengano messi in cantina o distribuiti nelle varie case ( anticipazione: 2 pecore di bronzo, accessori per cinture..). La citta vecchia ha un mercatino locale di collanine e perline, misto a stand di pecore secche.
Da li risaliamo alla fortezza Dzongh, impressionante con pareti alte e bianche, attraversando vecchie casette, in parte ricostruite. Da li c'è una vista sulla piana, con città vecchia e nuova.
Prendiamo una specie di Ape elettrica come taxi, l'uomo nonostante la scritta in cinese e tibetano e la mappa non ci vuole portare in albergo, ma saliamo e domenico con mapsme gli da le spiegazioni e lui tutto contento ci porta in albergo. Dopo un'ora di contatti via email e telefonici con i familiari, ritorniamo al monastero, per fare la khora, cioè il giro esterno dei pellegrini, sul sentiero pieno di prayer wheels e panchine per i pellegrini. I piu estremi, giovani o vecchi lo fanno prostrandosi a terra ogni 3 passi e di sicuro e piu lungo di un chilometro.
Rientriamo nel monastero sotto tuoni e fulmini, non ci sono piu i pellegrini ma gruppi cinesi, ma l'atmosfera rimane magica. Cena nepalese con bistecca di yak ( scelta da me, molto occidentale e criticata da domenico alle prese con una masala di agnello piccantissimo), acquisti sportivi e poi a nanna.
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