Mittwoch, 28. Juni 2017

14 Tappa: Tashigang -Rawok

Questo paese continua a stupirci, stamattina pioveva e c'era una nebbia che nascondeva le montagne. Domenico doveva lavorare e ci siamo piazzati a colazione in questo albergo a 5 stelle incredibile. Io oltre a provare di tutto, ho chiacchierato con il manager, che mi ha mostrato le foto con le montagne innevate che si rispecchiano sul lago artificiale, fatto apposta e sulla piscina dei pesci. Volevo assaggiare la tzamba, tipica per colazione in Tibet, e ho chiesto aiuto nel preparare gli ingredienti: farina d'orzo, te al burro di yak e nel mio caso un po di zucchero. Il cameriere cinese era incapace, ho dovuto aggiungere una sacco di farina, mentre il manager mi incoraggiava a fare le polpette a mano. Insomma ho creato una crema tipo nutella..
La strada corre lungo il fiume, che si ingrossa e diventa sempre più impetuoso, la foresta è verdissima, la strada ottima. Incontriamo i primi dei circa 300 ciclisti che si arrampicano su e giu, carichi e vestitissimi per arrivare a Lhasa. Per strada ci sono (pochi) pellegrini che arrivano fino a Lhasa anche loro, prostrandosi quando non passano le macchine.
I fiumi si congiungono, diventano sempre più grossi, cambiano direzione. La strada è praticamente finita l'anno scorso, ma la manutenzione e indispensabile, considerando la zona di frane, il fiume che erode, i camion che la usano. Passiamo in un punto in cui si vedono ancora il ponte sospeso pedonale, il vecchio ponte e il nuovo ponte, che ha un disegno avveniristico. Risaliamo lungo un'altro fiume, anche lui torrentizio, pieno di acqua grigia. Esce il sole, si vedono le vette innevate, ci sono intorno dei 6000-7000, siamo ai confini con Buthan e India. Per fare compagnia alla nostra guida, che rimane una persona schiva e riservata, ci fermiamo a mangiare in uno dei tanti paesi sulla strada, con luminarie da grande città, polverosa e piena di localini, che a noi sembrano tutti uguali. Lui ordina i ravioli cinesi e noi anche. In tutti i locali c'è wifi, controlliamo quindi email e notizie.
Risalendo la valle, cambia la vegetazione, ritornano i pini, di diversi tipi. Facciamo una deviazione per andare a vedere il ghiacciaio Mudui, considerato tra i primi 6 in Cina. Anche alla base stanno costruendo alberghi per turisti (cinesi). Si sale con una strada ottima per 7 km, poi al parcheggio si sceglie o il cavallo o il sentiero di 2 km. Nel parcheggio ci sono solo gipponi o SUV, i pulmann non arrivano qui. Noi optiamo per la seconda opzione, molto sportiva e in maniche corte, ma con crema, a circa 3800 metri di quota saliamo lungo un sentiero lastricato con panchine di cemento, simil legno d'albero e migliaia di divieti e richiami a salvare l'ambiente e non buttare sigarette, tuttavia inascoltati. I gruppetti di cinesi sono tutti coperti di vestiti strambi, mascherine, fazzoletti, quando arriviamo alla piattaforma siamo fotografatissimi. Il ghiacciaio è veramente bello, con un piccolo laghetto grigio, con pezzi di ghiaccio galleggianti, formato da due rami. Le montagne sono bianchissime.
Io decido difronte alle due possibilità di fermata, la piu vicina su un lago, invece di proseguire. La guida garantisce una sistemazione basic. La strada risale sulla valle, c'è una luce eccezionale, e arrivati al lago, il,paese sembra veramente deprimente. Ma era solo una frazione e continuiamo. Sulla nostra destra sul lago si apre una struttura incomprensibile, sembra una torre di aereoporto, con container, una piattaforma sul lago, molto ancora in costruzione.La guida va in perlustrazione e mi chiama molto convinto: nei container hanno creato delle stanze nuovissime, con bagno funzionale di alta classe. Io rido e convinco Domenico a dormire qui. il paese offre ben poco, mangiamo cibo cinese e torniamo nel nostro hotel, pronta a bere una glappa cinese...invece ci sono solo birre europee e il karakoe.

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