Sonntag, 17. Juli 2016

Settima tappa - Konya

Sulla strada per Konya che attraversa la steppa secca e solo nell'ultima parte coltivata, pian piano ci rilassiamo e discutiamo tra di noi le diverse sensazioni provate. Arrivo a Konya indolore, visitiamo immediatamente la moschea con la tomba di Rumi, fondatore dei Sufi. Ci avvisano che in piazza ci sarà una manifestazione la sera e di non preoccuparci perché sarà una festa. Dappertutto sugli edifici, grattacieli, macchine, hotel ci sono bandiere rosse turche. Decidiamo di avviarci in tempo all'esibizione dei dervishi costeggiando un cimitero mentre macchine cariche sfrecciano piene di bambini, donne invelate, agitando bandiere e suonando il clacson. L'ampio auditorio di circa 3000 spettatori era chiaramente sovradimensionato. Qualche minuto prima delle sette arrivano gruppi locali, rimaniamo gli unici turisti in città. Le danze dervishe riflettono un rituale religioso. Da una parte l'orchestra e i cantanti, nel centro ci sono due figure in nero a dirigere il rituale con una ventina di dervishi. Il cerimoniale prevede l'entrata in scena molto lenta, quasi ipnotica. Ad ogni Inizio della danza che si svolge in modo circolare, ci sono inchini e cominciano i volteggi. Le pose della danza sono per tutti uguali e a scandite dalla musica, si nota però lo stile diverso dei danzatori, giovani, magri, grassi e battuti. Il tutto si svolge per circa un ora con un ciclo ripetitivo e meditativo, molto suggestivo. Ci dirigiamo in mezzo ad una folla di macchine molto rumorose e festive a mangiare. Siamo praticamente gli unici clienti, proviamo a parlare con il cameriere molto gentile su quello che è successo e sta succedendo, ma non sembra apprezzare il discorso. Dopo cena concediamo Giulia il sospirato narghile, su una viuzza pedonale in  un locale molto affollato da soli uomini, e servito da super efficienti addetti al controlli della pipa d'acqua, le braci, il tè, pistacchi e noccioline. Attraversiamo la folla passando dalla piazza principale, colma di gente tra cui bambini, donne invelate e sorridenti. L'atmosfera con lo sfondo di un maxi schermo da cui il presidente aveva dato il messaggio, sembrava quella paragonabile ad una vittoria di calcio. Il fatto che non bevono alcol ci ha tranquillizzato. Molto più sereni della notte precedente abbiamo fatto un lungo sonno.

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