Freitag, 29. Juli 2016

Dodicesima tappa - Tabriz, Iran

Dodicesima tappa - Tabriz, Iran
Alle 7 di mattina lasciamo Van e Giulia e attraversiamo la città deserta con meta finale Iran. La strada corre all'inizio lungo il lago Van, tranquillo e vasto, poi non più autostrada si arrampica sulle montagne e attraversiamo colate di lava, greggi di pecore e piccoli villaggi. Dopo 2 o 3 passi, ci appare difronte il monte Ararat, veramente bellissimo, isolato e pieno di neve molto più alto delle altre montagne. Il resto del paesaggio e giallo e brullo, la roccia è scura e lui si staglia verso l'alto. Possiamo capire come abbia avuto un' importanza biblica. La valle del confine è piatta e visitiamo il palazzo di Ishan Pasha a Dogubeyazit, che controllava tutto l'accesso in Turchia. Fatto controllo dell'olio e delle gomme, salutiamo la Turchia. Prima del confine ci sono file lunghissime di TIR, noi le sorpassiamo e arriviamo in un volo alla dogana turca, che richiede cinque minuti e poi passiamo a quella dell' Iran. Tutti molto gentili, pochi controlli, molta burocrazia per capire dove passare e cosa fare con la macchina, cambio dei soldi e poi via sotto 40 gradi verso il nuovo paese. Pochissimo inglese in giro, strade più polverose e senza segnalazioni, macchine più vecchie e guida spericolata. Il paesaggio è affascinante, un canyon stretto con dietro l'Ararat, poi si arriva in una piana brulla gialla e sconfinata, con piu di 40 gradi. Lungo la strada appena si costeggia un fosso, si vedono le famigliole (venerdì) che fanno picnic e grigliate. La strada e molto trafficata e io come navigatore nonostante una precisa app sono decisamente scarsa. Arriviamo in albergo, tempo di rilassarci due minuti e poi decidiamo di andare a mangiare in un ristorante tradizionale dalle parti del basar. Già capirsi con il taxi e chiedere istruzioni presenta qualche difficoltà, ma ci fiondiamo sui succhi di frutta e osserviamo la gente che e a passeggio. Tutti con il velo ma molte all'iraniana, con capelli biondi tinti e nasi rifatti. Tabriz e la capitale della provincia degli azeri e quindi diversa dalle altre, noi non vediamo grandi differenze con i turchi. Cena sui cuscini e il classico dizi ( stufato di montone con patate, ceci, pomodoro che viene separato dal brodo davanti a noi e pestato fino a renderlo una poltiglia da mangiare con il pane/pizza locale che viene anche messo nel brodo, mangiato a parte) Da bere uno yogurt frizzante,  niente alcool e birre.  Ora siamo 2.30 in avanti sull'orario italiano. In hotel dove sembriamo gli unici turisti, c' e un ottimo internet, ma non facebook e il blog.
Dopo una notte riposatissimi, con una lauta colazione locale, comprese una panna burrosa e una pietanza forse di fichi e sesamo, partiamo alla scoperta del bazar, patrimonio dell' Unesco e molto vasto e caratteristico, composto di più di 18 caravanserragli separati e viuzze strette, colme di negozietti. Frutta secca, gioiellieri e naturalmente tappeti, in ogni angolo e con ogni stile e dimensione. Mentre discutevamo dello stile che mi piace, siamo avvicinati da un tizio che parla inglese e che ci porta nel negozio, piccolo e nascosto e ci mostra piu di 40 tappeti vecchi. Cominciamo quindi la prima selezione, poi la seconda, la terza e la quarta, concentrandoci sui tappeti della zona, un tabriz e un tappeto curdo. La trattativa avviene a tre, ma domenico a gesti concludiamo l'affare. Ora possiamo dedicarci alla visita turistica,  con il museo degli azeri e la visita alla moschea blu, decorata da mattonelle blu cobalto, visibili ancora in alcune parti interne ed esterne. Missione compiuta ora si può tornare in stanza a riposare e scrivere.

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