Mittwoch, 20. Juli 2016

Ottava tappa - cappadocia I

Ottava tappa- Cappadocia
La città dormiva alle 9.00 di mattina quando dopo una lauta colazione turca (salata e dolce) ci siamo mossi in direzione Cappadocia. La strada  è ottima, attraversa l'altopiano anatolico, pieno di coltivazioni e macchine al lavoro. Ogni tanto dalla strada si vedono 5-6 tende bianche con bambini, non sappiamo però se sono lavoratori stagionali, apicoltori o campi di siriani. Non ci sono case sparse, i villaggi sono grandi e con palazzine alte relativamente nuove. Arriviamo nell'area di Ihlara dove cominciano le prime attrazioni turistiche, costituite da chiesette cristiane costruite nella roccia lungo un canyon stretto. Ci sono alcuni turisti locali e sotto il sole cocente visitiamo le più belle e ci concediamo un borek lungo il fiume. Domenico è informatissimo su tutti i santi locali ed è una  corsa a cercare di riconoscere Demetrio, Giovanni ed Elena e Costantino. Procediamo stavolta con un comportamento da turisti e non da autisti e visitiamo una città sotterranea su 7 piani, abitata dai cristiani anche per 3 mesi in caso di necessità dal passaggio di popolazioni nemiche. Primi souvenirs e ayran ghiacciati. L'arrivo in Cappadocia è mozzafiato: si aprano davanti a noi tutte queste vallette piene di mademoiselle coiffee ( la geologa che c' è in me) o di funghetti di tutte le altezze e dimensioni. Arriviamo nel nostro albergo costruito in uno di questi e con stanze nella base del fungo, belli cotti per godersi il panorama e il tramonto. La sera mangiamo  una cena locale, in uno di questi edifici nelle formazioni geologiche, ora adibito a ristorante famigliare, seduti su grandi cuscini di tappeti e gustando il vino anatolico.

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