Dienstag, 16. August 2016

Almaty, Kazastan, fine del viaggio

Attraversiamo la città al tramonto che presenta un notevole contrasto: casine basse, edifici sovietici sia monumentali che palazzotti prefabbricati, molto malmessi, edifici nuovi neoclassici bianchi e grattacieli specchiati. 
La macchina è beige, noi siamo polverosi, ma felici di aver raggiunto l'albergo e di concederci un 4 stelle! Matteo e Domenico smontano tutto, anche le valigie sono polverose, le taniche d'acqua, le bottiglie, i souvenirs e presto la nostra stanza assume un altro aspetto.
Scegliamo il ristorante, stasera si festeggia con vino georgiano e spiedi. Il ristorante è sul fiume, il menu inglese è vasto, le cameriere non parlano inglese. Ordiniamo di tutto senza capire che il 4 che loro ripetevano si riferiva al numero di spiedi!  Come antipasto diversi tagli di carne di cavallo fredda e una porzione di green: basilico nero, prezzemolo, coriandolo, erba cipollina, cipollina cruda ma soprattutto l'aneto fresco che ha accompagnato la cucina di tutti gli "stan". Mentre mangiamo la macchina viene lasciata in un autolavaggio a mano, dopo 2 ore non è riconoscibile, sembra nuova!
La mattina niente sveglia obbligata, cominciamo a buttare, lavare (Matteo sfodera vestiti sporchi dell'India, che devono servire per un altro mese di viaggio!), rifare le valigie. La colazione in albergo anche se sontuosa ci sembra banale, i clienti sono indiani e la situazione molto fuori da quanto abbiamo vissuto finora.
Il ritorno alla società avviene separatamente, Domenico e Matteo si occupano dell'eventuale vendita della macchina tra un mese, io vado ad un beauty center ( non potevo presentarmi domani in ufficio e dalle amiche nello stato brado da viaggio). Convinco anche Matteo e Domenico ad usufruire di un taglio di capelli e poi alla scoperta in macchina della città, costruita solo alla fine dell' 1800 dai russi, quindi chiesa ortodossa, parchi e stradina pedonale paragonata all'Arbat moscovita. Prendiamo il secondo espresso della giornata, un doner, attraversiamo la piazza immensa con la residenza nuova del presidente, che si è lasciato anche immolare nella grata di ferro che circonda il monumento dell'indipendenza e che parte dai mondi antichi e finisce a lui, Domenico si incaponisce nell'acquisto di souvenir improponibili. Con la macchina raggiungiamo anche la collina che sovrasta la città, prima delle montagne innevate e che si può raggiungere anche per via di un'ovovia. Al tramonto sono tutti là, c'è lo zoo, le giostre, gli autoscontri, le bancarelle di souvenir, la ruota, le slitte....e soprattutto un miscuglio di persone di tutti i generi. Cena allo stesso ristorante più morigerata, ma indispensabile per l'addio all'agnello e a questi paesi. Alle 4.30 sveglia per il nostro volo, Matteo ci accompagna e preleva i suoi compagni di viaggio. Non possiamo che augurargli che vada tutto così bene come è andata a noi.
11624 km, 37 giorni, 13 paesi, un colpo di stato, una foratura, salute ottima, pancia piena, zero litigi, e occhi e testa pieni di immagini, colori ed emozioni.

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