Sonntag, 14. August 2016

Ventinovesima tappa - Arslanbob, Kirgistan

Notte tranquilla, dopo la cena a base di manta e marmellata e qualche chiacchiera con una coppia di ciclisti israeliana. Partiamo presto, pioviccica, la notte è scesa la neve sule cime e sopra i 4000 metri, la temperatura è 6 gradi. Noi siamo solo a 3800. È un peccato non vedere le cime che circondano il lago, ma non abbiamo scelta. In realtà pian piano il cielo si apre e si vedono le cime e i ghiacciai. Dopo un altro passo a più di 4000 comincia la veloce discesa, la strada è diritta, ancora fiancheggiata dalla staccionata con la Cina e in lontananza si vedono dei 6000 e anche il monte Lenin. Arriviamo alla dogana fangosa, con due jeep di turisti davanti a noi, corre tutto abbastanza veloce, ci sono solo delle baracchine. Poi comincia la lunga zona franca più di 15 km di strada brutta, fangosa e pendente, ma molto colorata. Ci sono due camion in salita, tutto è molto idillico. Arrivati a valle, seguiamo il fiume, sempre con pareti coloratissime. Io come geologa non so però niente... La dogana con il Kirgistan sono  tre baracche, Matteo si occupa di tutto. Incontriamo un ciclista giapponese, il nostro amico polacco, un signore inglese, stanco degli homestays. Passata la frontiera in modo indolore, comincia una valle larga e piatta con jurte e cavalli, dietro di noi le cime alte. Le lasciamo a malincuore, il viaggio lo valeva tutto. Arrivati in fondo alla valle, riprendiamo la salita in direzione Osh. La strada è asfaltata, senza buche, veloce, poco traffico. Domenico legge la guida, i ragazzini vendono sulla strada prima yogurt, poi albicocche. Ci sono jurte e cavalli dappertutto, il paesaggio è completamente differente, roccioni calcari, misti a strati coloratissimi, che dobbiamo indicare a Domenico che non vede i toni di colore. Arrivati a valle, verso le 14 ci sono 35 gradi..la piana è coltivata a grano, mais tornano i cocomeri e meloni. A Osh ci fiondiamo in un centro informazioni turistiche, scarichiamo gli email e sotto il sole cocente ci dirigiamo al mercato, lungo il fiume. Il mercato è tutto dentro i container dei camion, solo quello della carne e della frutta è al coperto. Abbiamo finalmente concesso a Matteo di mangiare.... Troviamo un ristorante sul fiume e Matteo ordina tutte le specialità locali, preparate a vista: tagliatelline in zuppa piccante, spiedini di carne e anatra, insalata, pane rotondo, bibita a base di un succo locale. Ci sediamo al tavolo con una signora che ci offre il suo pane e te. Soddisfatti finiamo la visita del mercato con acquisto di yogurt fermentato e fichi sbucciati ( il mal di pancia successivo e aspettato!). Ripartiamo con me alla guida, facciamo un pieno di benzina, che qui si trova facilmente e per strada decidiamo sul da farsi. Convinciamo a fatica Domenico a saltare un bazar e optiamo per allungare la strada e salire sulle montagne per dormire al fresco. La strada e buona ma trafficata, vado veloce e supero i camion, vengo fermata tre volte dalla polizia e per due volte graziata. In un caso mi fanno vedere le infrazioni fatte su un libro russo e la multa, paghiamo i 15 dollari senza contestare. Siamo di nuovo al confine con l'Uzbekistan, la valle è abitata principalmente da loro. Ben strana la divisione geografica di queste aeree e la reazione al post unione sovietica. In Kirgistan c'è una associazione che coordina gli homestays la contattiamo e ci aspettano per trasportarci in una vecchia jeep russa alla casa 18, con cena tradizionale (verdure lesse con carne) e doccia calda!! 
C'è una coppia francese con un ragazzino, ci scambiamo un po di notizie. Finalmente i miei capelli risentono uno shampoo! 

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