Mittwoch, 3. August 2016

Ventiduesima tappa - Samarcanda, Uzbekistan

Rilassata partenza alle 8.30, il sole è gia alto. Rientriamo nel mausoleo di Tamur, sempre bello. Prendiamo un taxi che attraversa la città sovietica, sembra di essere in periferia a Varsavia o Cracovia, ma ci porta al museo di Afrosiab, vecchio nome di Samarcanda (anche Macaranda sotto Alessandro Magno), dove una vecchia  signora sdendata, ma con un ottimo inglese ci fa da guida attraverso i reperti degli undici strati della città. Fuori non si vede che una collina di sabbia, lei stassa dice che non  c'è nulla all'esterno, ma di particolare nel museo ci sono degli affreschi provenienti dal palazzo del khan che testimonia  la centralità nell'antichità (VII) di questo posto. Ci avviamo su un viale già assolato, tagliamo per il cimitero ebraico per giungere al cimitero dei famigliari del tamerlano. Ogni edificio contiene 2-3 tombe, ma l'entrata e sempre maiolicata e l' interno è con le cupole a stalattiti, uno accanto all'altro in una stradina stretta. La più importante e quella del cugino di Maometto, che ha diffuso l'Islam in Asia centrale. Qui arrivano i pellegrini, ma la visita è breva: si entra nella stanza davanti alla tomba, ci si siede sulle panche, un tipo assolutamente normale con un cappellino in testa canta una preghiera corta, tutti si portano le mani al petto, le  aprono e poi le mettono davanti alla faccia. 3 minuti e poi fuori a fare foto e passare alla prossima tomba. Ci sono ancora quelli che fanno le foto e noi siamo molto richiesti. Luogo suggestivo, dove alla storia e architettura si somma la visione del paese normale. Passiamo per il mercato ricco, con reparti di solo pane (un solo tipo) fatto a mo' di pizza e schiacciato in mezzo con semi di sesamo e decorazioni, venduto su carrettini da una miriade di persone. Molto bello quello della frutta fresca, piena di erbette aromatiche (tra cui spicca il finocchietto fresco) e della  frutta secca, con tante varietà di albicocche e noci. Un reparto è solo di torroni e di dolcini di sesamo e halva. Ci sono dappertutto fondi di torta preparati per essere riempiti. Facciamo le nostre scorte e poi ritorniamo alla visita della moschea più antica della zona, con un enorme arco, ma all'interno molti diroccata, ma fascinosa. Facciamo una sosta tattica in un bar all'ombra, Domenico tra un email e l'altro sonnecchia, io leggo il mio libro e faccio i miei giochini. Alle tre di nuovo in moto, prima per acquisto di sciarpe (pashmina uzbeca) poi di susan ( seta su seta). Entriamo nella città vecchia, non monumentale ma con un matrimonio in corso, con tutti elegantissimi. Finiamo la visita turistica con il Regestan sulla cui piazza si aprono 3 facciate del XI -XIV secolo e del XVI di moschee e madrasse. Bellissime tutte a tre, differenti nelle facciate e geometrie, ma con l'interno occupato da negozietti di souvenirs. Ci sono comode panchine sotto gli alberi e ci godiamo le maioliche e le strutture, guardando la gente che passa. Per cena torniamo al ristorante della pausa, e ordino tutto il menu, molto buono e abbondante ( per 7 euro in tutto: ravioloni di carne, zuppa uzbeca, peperoni ripieni, spiedini di carne e riso con carne e carote). Ora al nostro strategico bar con vista sul regestan illuminato. 
Domani mattina ci svegliamo  presto, ci aspettano strade di montagna e una dogana probabilmente lenta e faticosa. La meta  è Dushambe (Tajikistan) dove ci dovrebbe aspettare Matteo per le tappe di montagna. 

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