Sonntag, 14. August 2016

Trentunesima tappa - Lake Song Kol, Kyrgyzstan


Il signore ci ha fatto trovare tanto cocomero, rifiutiamo le uova e partiamo. La strada dovrebbe essere come quella di ieri, sono previste 7 ore. È sterrata e corre lungo la valle all'inizio. Non ci sono indicazioni, ma non ci sono alternative, che ci mettano in crisi. Si risale un primo passo e poi si ripiomba in una valle larga, con montagne innevate sul fianco meridionale, il fiume si ingrossa, nessuno in giro, solo qualche cimitero o cappella isolata. Facciamo una breve sosta nel negozio locale, vecchio negozio di stampo sovietico, con biscotti sfusi, gran vodka e bevande impossibili. Il succo di pera è imbevibile, la vodka al peperoncino darà i suoi risultati alla sera. Si risale, con tornanti stretti e ripidi, incontrando qualche ciclista in gruppo, un gruppo di turisti spagnoli e tajiki al passo a 3300 metri. Il paesaggio è alpino, con i primi pini! Difronte a noi si apre la vista sul lago, blu, ampio circondato da tutte le parti da montagne innevate, verdissimo e pieno di cavalli e jurte. Le jurte servono come le malghe alpine, per la stagione estiva con mucche, pecore e cavalli con i loro piccoli. Ora le famiglie locali hanno messo su due o tre jurte per turisti e organizzano cena e colazione e gite a cavallo. La guida descrive il sito della nostra jurta (pagata in anticipo) e prevede un piccolo attraversamento del fiume. Siccome è dall'altra parte del lago, abbiamo modo di vederlo per bene, e quando prendiamo la prima deviazione ci troviamo difronte ad un fiumetto impassabile. Torniamo sulla strada e proviamo il secondo bivio, facciamo un sopralluogo, Matteo si immola all'attraversamento a piedi nell'acqua gelata per verificare altezza e fondale e via che si va, la Sharan passa anche questa prova. Il prato è verde e morbido, seguiamo le tracce e sulla sponda del lago troviamo la jurta n.8 e la nostra famigliola. Un gran vento, io non mi sento al massimo delle mie forze, ma prenotiamo il nostro giro a cavallo e tiriamo fuori cappello, giacca e guanti. Per fortuna il mio cavallo ha la testa bassa e poca voglia di muoversi e con  due manovre riesco anche a salire in sella. La guida costa un po di più, ma io la pretendo. In realtà anche con gli sforzi di Domenico e Matteo i cavalli non hanno molta voglia di andare ad un passo adelante, Matteo ci incita il suo cavallo contro e almeno decide lui dove andare, nel mio caso, quando il cavallo si gira e si riavvia verso la jurta sono ben contenta. Lungo il lago i locali allenano i ragazzini al gioco locale, una specie di polo a cavallo aggressivo e con una pecora morta senza testa come palla. La madre e la figlia ci fanno trovare una cena non solo sontuosa ma anche molto decorata, a base di frittelline, pane, zuppa  e pesce del lago, con frutta e frittelle con una glassa. Siamo a 3000 metri e ci preparano la jurta con materassi, tante coperte e la riscaldano! Nelle altre due jurte un gruppo di giovani francesi e una coppia giovane di austriaci. La notte non mi sento tanto bene, non so se sia la stanchezza, la quota o lo stomaco. 

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