Sonntag, 14. August 2016

Trentatreesima tappa -Almaty, Kazakistan


Siamo vicini alla meta, questa volta è Domenico a non essere in gran forma, dopo la vodka al peperoncino... Visitiamo il mercato del bestiame della domenica di Karakol, in mezzo alla polvere e mischiati alla folla di persone di tutti i tipi,signore uzbeche, russe, omini piccoli con il pizzetto e il cappellino bianco kirgiso, uomini tracagnotti dalle facce kazake. Una pecora costa 40 euro, un vitello 60. Del montone si giudicano le palle e la coda grassa e si stipano gli acquisti vivi nel bagagliaio. Ci sono selle, briglie, staffe fatte da tondini di ferro, più l'immancabile offerta di ristorantini, sim card e bevande nei container. Il paese è vivace solo in prossimità del mercato, sono so,o le 8 di domenica! Facciamo una deviazione in una valle laterale alpina, da cui partono trekking e gite. La strada è asfaltata fino al canyon dei Seven bulls, formazione rocciosa rossa fuoco, che contrasta con il verde intenso del prato e dell'acqua del ruscello. Da lì la strada prosegue molto accidentata e con ben 4 ponti di legno estremamente rustici, fino alla valle dei fiori. Facciamo qualche passo a piedi, si vede la neve in alto, tante jurte per i locali, che arrivano con le macchine, muniti di canne da pesca, biciclette, picnic. I turisti partono per trekking di qualche giorno, noi dobbiamo arrivare in Kazakistan stasera. Per arrivare al confine non scegliamo la strada maestra, ma una laterale, accidentata e solitaria e per qualche chilometro penso che non arriveremo mai. Come lasciare la montagna e non sfidare la sorte? In compenso vediamo l'aspetto ancora più rurale della montagna, jurte, arnie e cavalli, ma i prati non sono più verdi ma gialli verso la valle. La strada attraversa piani piano la steppa, le montagne sono solo nello sfondo, qualche goccia di pioggia. Al confine siamo soli, le operazioni di uscita ed entrata sono facili, Matteo fa la sua prima esperienza, nel giro di 40 minuti siamo in Kazakistan. Arriva un forte temporale, speriamo che la macchina si lavi... Dopo i primi 50 km nella steppa, la strada attraversa un ultimo canyon colorato, non siamo nello spirito di fare ulteriori deviazioni. La strada comincia ad essere trafficata, a due corsie, la guida non facilissima perché attraversa paesi con bellissime bancarelle di frutta, salvagenti e materassini lungo il fiume, cortei di macchine bianche che festeggiano matrimoni (hummer limousine) e pieni di fumi di spiedini. C'è la polizia, ma io alla guida rispetto le regole, e non diamo nell'occhio circondati da gipponi di tutte le marche e fogge. Un semaforo ci rallenta l'entrata ma facciamo la mitica sosta al cartello Almaty. Meta raggiunta secondo il piano dettagliato in modo  perfetto da Domenico, rispettato da una macchina all'altezza, un programma di navigazione eccezionale e un team familiare collaudato!

Keine Kommentare:

Kommentar veröffentlichen