Samstag, 13. August 2016

Ventiseiesima tappa - Wakhan Valley, Tajikistan

Ci svegliamo di buonora, facciamo una buona colazione sul fiume, e poi decidiamo di cercare una ruota che sostituisce quella che si è rotta. È domenica, i negozi e il bazar sono chiusi. Torniamo verso il benzinaio che ci aveva aiutato ieri pomeriggio e ci dice che il gommista ha aperto. Facciamo 10 km e troviamo un baracchino con un gommista. La nostra idea di comprarne una nuova svanisce subito, ma ci propone di metterci una pezza, che tiene di sicuro...per fare il lavoro ha bisogno di 2 ore e 4 euro, chiediamo di farlo in meno tempo. Torniamo in città, anche se è chiusa, ci prendiamo un te sulla terrazza, osserviamo tutta la gente che viene a prendere l'acqua, dalle pompe direttamente dal fiume. Montata la ruota sono le 11, partiamo per la nostra meta, una valle laterale sul corridoio afgano. Abbiamo anche un homestay che ci aspetta. Dopo un'ora e circa 40 km, costeggiando il fiume e quasi toccando l'Afganistan, ad un posto di controllo realizziamo che ci siamo dimenticati i passaporti a Khorob. Torniamo indietro e poi rifacciamo la strada, si salta il pranzo ma abbiamo la nostra scorta di pistacchi, mandorle, albicocche, noci. Matteo ci fa compagnia non solo vocale...la valle Waikan attraversa canyon e poi il fiume si allarga, nei tratti pianeggianti ci sono prati verdi come da golf, o campetti coltivati a grano, che viene in parte raccolto. Il telefono prende la rete afgana. Grandi saluti da entrambe le parti del fiume. Nella parte finale iniziano a vedersi le cime innevate dell' hindukush e in lontananza le cime tajike con il picco Marx e il picco Engels (se non gli hanno cambiato i nomi). Si attraversano grandi conoidi, piccoli paesini, le donne lavano i tappeti per strada. Colori incredibili, formazioni sempre diverse, valli strette con canyon, gran vento. La strada è buona, non asfaltata con un po di tolle ondulee, riusciamo a fare anche i 50 km/h. Facciamo troppe foto, ma come resistere. Tanti bambini, vecchi e donne, ragazzi che fanno il bagno nelle zone di morta del fiume. In un baretto gestito da ragazzine con occhi azzurri e musica a palla, compriamo una bibita locale a base di amarene. Tanti asinelli che trasportano paglia, poche macchine o traffico, tanti saluti. In una parte del fiume piatto si sono formate dune di sabbia. Incontriamo due coppie di ciclisti, una di francesi di circa 65 anni. Nella valle a 2800 metri ci sono offerte di homestay e noi arriviamo alle 18.30 in una grande casa. Il padrone di casa è un vecchio insegnante di russo, ha diversi figli in Russia o nelle città e ha messo su una specie di hotel, con un bagno in comune, anche con doccia. La cena nella sua stanza da pranzo originale e tradizionale, in compagnia di una coppia di olandesi e un inglese. Dopocena chiedo di visitare il museo e nel buio del cielo stellato, con la luna crescente e un vento forte con le pile andiamo a vedere la casa di un vecchio poeta e filosofo perseguitato dai sovietici perché sufi con la tradizionale struttura della casa, con le cinque colonne e il tetto aperto. Domani Mattina partiamo presto, ci attende una lunga guidata per raggiungere la Pamir Highway.

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